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Il MIGLIOR RIEPILOGO SU MATTEO MESSINA DENARO: LA BIOGRAFIA, LA CATTURA, LA LATITANZA, LE INDAGINI, LA MALATTIA E MOLTI ANEDDOTTI.
Dal 16 gennaio 2023 il nome di Matteo Messina Denaro è sulla bocca di tutti generando un forte dibattito. Procuratori, comandanti di polizia, comandanti dei carabinieri, magistrati e semplici cittadini ne parlano ma non tutti sanno davvero chi è Matteo Messina Denaro, cosa si sa attualmente della cattura, della sua latitanza, della sua malattia, dei covi e dei misteri che ci ha lasciato.
In questo articolo ripercorriamo la sua vita partendo dall’eredità paterna e descrivendo gli aneddoti, le rivelazioni dei collaboratori di giustizia, i possibili intrecci con la mafia borghese, una parola utilizzata molto in questo periodo ma sconosciuta alla maggior parte delle persone.
Se vuoi rimanere al corrente sulle notizie riguardanti la sua cattura e le sue rivelazioni, rimani connesso: ogni giorno riaggiorneremo il sito per darti quante più informazioni possibili. Tutte le informazioni riportate in questo sito sono tratte dalla rete e, per ciascuna di esse, è indicata la relativa fonte: è affidato pertanto al lettore la verifica delle notizie riportate per le quali non si assume alcuna responsabilità per l'attendibilità.
BIOGRAFIA
Matteo Messina Denaro nasce a Castelvetrano nel 1962 quando Totò Riina aveva già 32 anni1. Suo padre, Francesco Messina Denaro detto “Don Ciccio”, era il capo mandamento di Castelvetrano2 e questo permetteva a Matteo di conoscere bene le dinamiche del clan.
Già da giovane comincia a frequentare Cosa Nostra: inizia a lavorare come direttore di un’azienda agricola della famiglia D’Ali Staiti, una famiglia di Castelvetrano, proprietaria anche della Banca Sicula di Trapani, la più importante banca siciliana di quel periodo1.
Il suo padrino di cresima Antonio Marotta è anche un ex affiliato alla banda di Salvatore Giuliano, il più importante brigante italiano1.
Matteo viene denunciato per la prima volta da Paolo Borsellino nel 1989 per associazione mafiosa dopo aver partecipato ad una faida tra clan1 3. Secondo il collaboratore di giustizia Baldassarre Di Maggio, il primo a parlare del ruolo di Matteo all’interno di Cosa Nostra, il giovane è un astro nascente in quel quartiere di Castelvetrano che ha cominciato a gestire da poco, mentre il padre nel 1990 diventa latitante1.
In pochi anni Matteo Messina Denaro riesce a conquistare la fiducia del boss, il capo dei capi, Totò Riina che lo sceglie nel 1992 come sicario per l’uccisione di Giovanni Falcone, Maurizio Costanzo e il guardiasigilli Claudio Martelli1.
Per gli attentati è Matteo stesso a procurare i kalashnikov e le pistole ma, una volta arrivato a Roma insieme al suo gruppo di fuoco, viene richiamato da Totò Riina che preferisce eseguire l’attentato a Giovanni Falcone in Sicilia1; i motivi di questa scelta sono ancora ignoti perché la strage di Capaci è stato un attentato molto più studiato e rischioso rispetto a ciò che si immaginava di fare a Roma.
Il motivo del ripensamento di Riina ed i mandanti esterni alla strage sono due questioni a cui lo Stato non sa ancora dare una risposta ma che Matteo Messina Denaro probabilmente può rivelarci.
Nel 1992 Matteo Messina Denaro è uno dei killer di Vincenzo Milazzo, un boss che sta iniziando a disobbedire agli ordini di Riina. Dopo qualche giorno Matteo Messina Denaro strangolerà anche la compagna di Milazzo incinta di tre mesi1.
A settembre dello stesso anno accade una vicenda gravissima che segna la storia del periodo stragista: l’attentato a Calogero Germanà, il vicequestore di Mazara del Vallo che aveva iniziato ad indagare su Matteo Messina Denaro3.
L’attentato si svolge sul lungomare di Mazara del Vallo e Salvatore Riina ha scelto i migliori del clan per questa uccisione: Matteo Messina Denaro, Leoluca Bagarella e Giuseppe Graviano. I tre, a bordo di una Fiat Tipo, cominciano a sparare quando vedono l’auto del vicequestore. Calogero Germanà, ferito in maniera lieve, risponde immediatamente al fuoco e si dirige verso la spiaggia. I tre sicari decidono, proseguire sul lungomare per poi ritornare nel luogo del conflitto e sparare a raffica. Fortunatamente Germanà non viene colpito e questo attentato si rivela fallimentare3.
Il 15 gennaio 1993 Cosa nostra perde il suo capostipite: Salvatore Riina latitante da 24 anni4.
Dopo l’arresto di Totò Riina la strategia stragista viene portata avanti da: Matteo Messina Denaro, Leoluca Bagarella, Giovanni Brusca e i fratelli Filippo e Giuseppe Graviano5.
Nel 1993 il gruppo mette a segno le stragi di: Via dei Georgofili nei pressi degli Uffizi, di Via Palestro a Milano, di San Giovanni in Laterano e di San Giorgio al Velabro ma fallisce l’attentato allo Stadio Olimpico di Roma6.
Nell’estate del 1993 Matteo Messina Denaro va in vacanza a Forte dei Marmi insieme ai due fratelli Graviano. Da quel momento diventa irreperibile e comincia la sua latitanza1.
È proprio durante la sua latitanza che compie l’omicidio più crudele, quello del povero bambino Giuseppe Di Matteo. Il giovane nato a Palermo nel 1981, all’età di soli 12 anni nel novembre del ’93, viene rapito da Matteo Messina Denaro su ordine di Giovanni Brusca perché suo padre, Santino Di Matteo, aveva iniziato a collaborare con la giustizia rivelando alcuni segreti sulla strage di Capaci7.
L’anno successivo Matteo Messina Denaro insieme a Brusca organizza un attentato dinamitardo contro il collaboratore di giustizia Salvatore Contorno, tuttavia l’attentato sfuma perché i carabinieri trovano il carico di tritolo situato su un lato della strada1.
Negli anni ’90 due processi dichiarano Matteo colpevole di più di 20 omicidi e lo condannano all’ergastolo1.
Nel 1988, dopo la morte del padre, diventa rappresentante di Trapani e capomandamento di Castelvetrano1.
LA LATITANZA E LE INDAGINI
Vincenzo Sinacori, collaboratore di giustizia, ha riferito che nel 1994 Messina Denaro si era recato alla clinica oculistica Barraquer di Barcellona, in Spagna, a causa della sua intensa miopia che gli aveva causato uno strabismo1.
Secondo le ricerche, dal 1994 al 1996 Messina Denaro con l'aiuto di Maria Mesi è stato in fuga ad Aspra ed a Bagheria. Insieme hanno persino fatto una vacanza in Grecia sotto il falso nome di "Matteo Cracolici". I fratelli di Maria, Francesco e Paola Mesi, lavoravano per l’ingegnere Michele Aiello, ritenuto un intermediario di Bernardo Provenzano e Paola Mesi era la segretaria personale di Aiello e amministratrice unica della Selda s.r.l., una società legata ad Aiello. Inoltre, Messina Denaro era il genero di Filippo Guttadauro, fratello di Giuseppe, capomandamento di Brancaccio-Ciaculli1.
Nel 2000, Maria Mesi venne arrestata e le forze dell'ordine scoprirono alcune lettere d'amore che aveva condiviso con Matteo Messina Denaro. Nel 2004, il SISDE cerca di rintracciare Messina Denaro attraverso Antonino Vaccarino, ex sindaco di Castelvetrano, già incriminato per associazione mafiosa. Vaccarino, in collaborazione con i servizi segreti, propose a Matteo Messina Denaro vari appalti pubblici come esca per la cattura. Il dialogo con il latitante avveniva tramite pizzini, dove Messina Denaro usava lo pseudonimo "Alessio"1.
L'11 aprile 2006, quando le forze dell'ordine arrestarono Provenzano nella cascina di Corleone, scoprirono una serie di lettere, dette pizzini, inviate da "Alessio". In queste lettere si parlava di investimenti proposti dall'ex sindaco Antonio Vaccarino, che assisteva il SISDE nella cattura del mafioso, e di altre iniziative imprenditoriali lecite, come la creazione di diversi supermercati ad Agrigento e l'arruolamento di prestanome per la costruzione di una stazione di servizio nei pressi di Santa Ninfa a Trapani. Dopo la cattura di Provenzano, Messina Denaro smise di comunicare con Vaccarino e gli inviò un ultimo pizzino in cui gli consigliava di "condurre una vita incorruttibile per eludere le indagini". Tuttavia una fuga di notizia da parte de La Repubblica fa saltare l’operazione del SISDE. Su questa vicenda non è mai stata aperta un’indagine1 .
Nell'estate del 2009, il Servizio Centrale Operativo e le forze di polizia di Trapani e Palermo si sono uniti in un'operazione denominata "Golem". Questa campagna ha portato all'arresto di tredici persone, accusate di aver fornito documenti falsi a Messina Denaro e quindi di averlo aiutato durante la latitanza. Poi, nel marzo 2010, la DDA di Palermo ha arrestato altre diciannove persone tra cui il fratello e i cugini del latitante1.
Nel 2010 la rivista Forbes ha inserito Messina Denaro tra i latitanti più pericolosi del mondo e il 9 maggio 2010, Matteo sarebbe stato presente a una partita di calcio Palermo-Sampdoria, che sarebbe servita come punto di incontro per tenere colloqui tra il latitante e altri capi regionali riguardo alla pianificazione di ulteriori attentati1.
Nel 2015 Salvatore Rinzivillo viene inseguito dalla polizia ed arrestato; in quella occasione la polizia vide Rinzivillo dirigersi a Castelvetrano per incontrarsi con una persona non identificata ma che, secondo una descrizione, potrebbe essere riconducibile a Matteo Messina Denaro1.
LE INDAGINI DI TERESA PRINCIPATO E L'ARRESTO DI LEO SUTERA
Nel 2015 il magistrato Teresa Principato, ex procuratrice aggiunta di Palermo, indagava su Matteo Messina Denaro quando le scomparirono 2 pendrive ed un computer portatile contenenti le informazioni sulle indagini1.
Nel 2018 venne arrestato Leo Sutera, un fedelissimo di Matteo Messina Denaro. Riguardo alla decisione sull'arresto ci fu un dibattito tra l'ex procuratore capo di Palermo e gli altri ex pm del pool. Quest'ultimi non volevano arrestare Sutera ma aspettare un presunto incontro con il latitante, scoperto con delle intercettazioni, per fare due piccioni con una fava. L'ex procuratore capo invece voleva e fece arrestare immediatamente il fedelissimo, giustificandosi: "in materia di reato penale vince il principio di obbligatorietà dell'esercizio dell'azione penale, cioè la ricerca sia pure di un latitante della caratura e dell'importanza di Matteo Messina Denaro non può comportare lo stop alle altre attività della DDA"8 .
Un pentito ha inoltre rivelato che Matteo Messina Denaro si è sottoposto ad un intervento plastico al nord Italia. Secondo un’altra persona, invece, il latitante si recò in Bulgaria per modificarsi il volto ed i polpastrelli così da rendersi non identificabile, lo stesso testimone sostiene che la latitanza di Matteo sia stata coperta dalla ‘ndrangheta1.
Nel 2020 vengono arrestati alcuni fiancheggiatori di Messina Denaro tra cui Giuseppe Calcagno, che faceva girare i pizzini di Matteo1. Venne indagato anche l’ex sindaco di Castellammare del Golfo, poi assolto, accusato di favoreggiamento di Cosa Nostra1 9.
La sera del 13 settembre 2021 si riteneva conclusa la ricerca del latitante dopo un arresto a Trento. Si scoprì poi, grazie ad un esame del dna, che il signore arrestato non era Matteo Messina Denaro bensì un turista olandese1.
La mattina del 16 gennaio 2023, invece, Matteo Messina Denaro è stato arrestato davvero.
LA CATTURA DEL BOSS
La mattina del 16 gennaio 2023 viene arrestato dopo 30 anni di latitanza. Viene trovato a Castelvetrano, la sua città natale, nella clinica privata La Maddalena. Il boss, utilizzando il nome di Andrea Bonafede, aveva prenotato una seduta di chemioterapia1.
Matteo è stato preso insieme a Giovanni Luppino, il suo autista, accusato di favoreggiamento. Giovanni si difende dichiarando di non sapere chi era veramente “Andrea Bonafede”. Giovanni al momento dell’arresto aveva con sé un coltello a serramanico e due cellulari, entrambi in modalità aereo; aveva con sé anche numerosi pizzini con appunti di vario genere tra cui numeri di telefono. Ora gli investigatori stanno cercando di decifrare quei pizzini10.
IL CARCERE E LE CURE PER IL TUMORE
Matteo Messina Denaro ora è nel carcere di massima sicurezza de L’Aquila in regime di 41 bis e lì sta ricevendo le cure necessarie. L’ambulatorio si trova a soli 10 metri dalla cella del latitante per ridurre i movimenti e i possibili incontri con gli altri carcerati11.
L’equipe di medici è comandata dal primario del reparto di oncologia dell’ospedale San Salvatore, il professore Luciano Mutti, che ha potuto incontrare Matteo solo 3 volte per il primo ciclo di chemioterapia11.
Il dottor Gebbia, che si occupava della malattia di Messina Denaro nella clinica La Maddalena, ha dichiarato che il tumore al colon stava peggiorando nell’ultimo periodo ma che non aveva ancora causato gravi effetti collaterali, tanto da permettere ai carabinieri di poter rinviare la cura di 3 o 4 giorni11.
I COVI DEL SUPERLATITANTE
IL PRIMO COVO
Il 17 gennaio è stata trovata la casa in cui viveva Matteo Messina Denaro. Si trova a Mazara del Vallo in vico San Vito. I carabinieri del Ros e la procura di Palermo sono riusciti a trovare il primo covo grazie alle chiavi della sua Alfa Romeo 164 che teneva nel suo borsello. Gli investigatori grazie al codice delle chiavi ed ad un’intelligenza artificiale, hanno potuto ricostruire il percorso dell’automobile con delle immagini. Alcune di queste raffiguravano Messina Denaro con le borse della spesa. Ciò sta a significare che il boss conduceva una vita decisamente troppo tranquilla e serena per essere un latitante12.
I carabinieri speravano di trovare i documenti segreti di Totò Riina che secondo molti pentiti erano stati presi da Matteo12.
Nella casa del boss sono state trovate, invece, scarpe griffate, vestiti di lusso, ricevute dei ristoranti e il frigorifero pieno. Faceva una vita assolutamente normale, forse fin troppo ripensando al covo in cui venne ritrovato Bernardo Provenzano12.
Nel covo sono stati trovati anche vari appunti, numeri di telefono e un diario intimo di Matteo Messina Denaro, in cui aveva cominciato a scrivere molto negli ultimi giorni: “perché Lorenza è arrabbiata con me? Perché non vuole vedermi?”. Gli investigatori stanno cercando di capire a chi si riferisse il boss poiché Matteo conosce ben 3 Lorenza: sua madre deceduta Lorenza Santangelo, sua figlia Lorenza Alagna nata durante la latitanza del boss e che dichiara di non aver mai visto il padre ed infine l’avvocato a cui si è affidato, Lorenza Guttadauro12.
I QUADRI PARTICOLARI AFFISSI SULLE PARETI
Matteo sembra vivesse in totale tranquillità, senza aver paura di essere catturato tanto da arredare la casa a suo piacimento. Ciò che ha catturato l’attenzione di molti sono i quadri affissi sulle pareti: uno rappresenta Marcelo Brando, l’interprete de Il Padrino, l’altro rappresenta Joaquin Phoenix nei panni di Joker. Il personaggio di Batman deve essere piaciuto molto a Matteo dato che su un altro quadro è raffigurata una sua citazione: “c’è sempre una via d’uscita ma se non la trovi SFONDA TUTTO”. Si tratta di una frase molto forte che potrebbe rimandare al periodo delle stragi13.
IL SECONDO COVO
Il 18 gennaio, è stato trovato il secondo covo del boss a Campobello di Mazara in via Toselli di proprietà di Errico Risalvato14. Il covo è situato a 300 metri di distanza dal primo ed è stato trovato grazie all’analisi di alcuni dati catastali14 16.
La perquisizione dell’appartamento è stata eseguita dai Carabinieri del Ros e dal Gico della Finanza che hanno rinvenuto gioielli di ogni tipo: pietre preziose, collane, bracciali ma anche scatole vuote. Si pensa che Matteo abbia vissuto qui fino a giugno e che qualcuno, dopo aver saputo dell’arresto di Matteo abbia spostato alcune cose per portarle altrove15.
Nella casa del latitante è stata trovata anche una stanza blindata nascosta da un armadio15.
L'UDIENZA A CUI MATTEO MESSINA DENARO NON SI È PRESENTATO
Il 19 gennaio, il giorno dell’83 compleanno di Paolo Borsellino, era in piano l’udienza a Caltanissetta per le stragi del ’92 delle quali Matteo Messina Denaro era mandante. Nel carcere de L’Aquila, dove Matteo è detenuto, erano state preparate delle telecamere affinché Matteo potesse partecipare al processo dalla sua cella16.
Matteo Messina Denaro, difeso in tribunale da sua nipote Lorenza Guttadauro, non si è presentato davanti alle telecamere lasciando inquadrata una sedia vuota. Per questo motivo la procura di Caltanissetta ha deciso di rinviare l’udienza al 9 marzo 2023 e di mantenere l’allestimento delle telecamere per la prossima volta.17
In merito a questa vicenda si è espresso il procuratore generale di Caltanissetta Antonio Patti: "La rinuncia a comparire non deve essere intesa come un disinteresse" , immagina il procuratore Patti, che si esprime anche riguardo alla possibile collaborazione con la giustizia del boss: "Nessuno di noi può sapere cosa passa in questo momento nella sua mente. È sicuramente depositario di conoscenze sulla stagione stragista del 1992-1994 che ancora oggi non sono sondate o conosciute sulla base degli altri collaboratori, perché il livello di conoscenza di Messina Denaro, per il rapporto strettissimo che aveva con Riina, è superiore a tutto quello che ci è stato raccontato fino ad oggi"18.
Il procuratore Patti ha ipotizzato il ruolo che il latitante potrebbe aver ricoperto nell'ultimo periodo: “ritengo che negli ultimi tempi Messina Denaro, sicuramente anche fiaccato dalla malattia, potrebbe avere un po’ abbandonato il campo"19.
Matteo Messina Denaro è probabilmente l’unico ad essere al corrente di tutti i misteri, i mandanti delle stragi e la situazione attuale che solo in pochi ora possono immaginare, sebbene forse ora non avesse il totale controllo del clan.
LE RIVELAZIONI DI BAIARDO
Salvatore Baiardo ha rilasciato un’intervista da Giletti per La7.
Prima di vedere cosa si dice in questa intervista, dobbiamo fare un passo indietro e descrivere chi è Salvatore Baiardo.
Salvatore Baiardo è un piemontese di origini siciliane, ha gestito la latitanza dei fratelli Graviano all’inizio degli anni ’90 ed ha scontato pene per 4 anni per favoreggiamento e riciclaggio dei soldi dei due boss di Cosa Nostra20.
Oltre all'intervista andata in onda su La7, Baiardo fu protagonista di un’altra intervista andata in onda su Rai 3 nell’ambito della trasmissione Report dove parla dell’agenda rossa di Paolo Borsellino.
Intervistatore: “dove sta l’agenda rossa?”.
Salvatore: “in più mani”.
I: “che vuole dire?”.
S: “come che vuol dire, gliel’ho appena detto: in più mani, non solo, come si presume, Graviano e Messina Denaro, quell’agenda interessava anche ad altre persone”.
I: “ai servizi lei vuol dire no?”.
S: “non solo: c’è stato un grosso incontro per quell’agenda rossa, un grosso incontro”.
I: “dove è stato questo incontro?”.
S: “a Orta”.
I: “lei sa dove è l’agenda rossa? sì o no?”.
S: “c’è più di una copia in giro”.
I: “Graviano l’ha vista?”.
S: “Graviano l’ha avuta”23 .
Quella che vi ho riportato è un’intervista molto importante: Baiardo narra di fatti rilevanti riguardo la scomparsa dell’agenda rossa.
LA PREVISIONE DI BAIARDO
Nell’inchiesta più recente del 5 novembre 2022 su La7 Baiardo parla del super latitante Matteo Messina Denaro che stava per essere catturato anni fa con un’operazione condotta dai servizi segreti e non portata a termine a causa di una fuga di notizie.
Nell’intervista Baiardo dichiara: “E chissà che arrivi un regalino per il nuovo governo? Magari presumiamo che un Matteo Messina Denaro sia molto malato e faccia una trattativa per consegnarsi lui stesso per fare un arresto clamoroso? Magari arrestando lui poi esce qualcuno che è all’ergastolo ostativo senza che ci sia clamore”23 .
Sono parole molto forti a cui era difficile credere ai tempi dell’intervista e che hanno fatto sorgere molti dubbi.
COSA NE PENSA NINO DI MATTEO, IL PM DELLA TRATTATIVA STATO-MAFIA
Anche Nino di Matteo, pm della Trattativa Stato-Mafia, si è espresso a riguardo nella trasmissione Atlantide di La7: "Sono rimasto colpito dalla nettezza delle dichiarazioni del Baiardo, soprattutto dal riferimento temporale. Baiardo disse che Messina Denaro sarebbe stato arrestato di lì a pochi mesi. Questa situazione va approfondita, non va presa sotto gamba se si considera che Baiardo è stato un uomo molto vicino a Giuseppe e Filippo Graviano, e loro amico, condannato definitivamente per favoreggiamento in relazione alla latitanza dei fratelli Graviano”; “È difficile credere che queste dichiarazioni così nette, così insinuanti le abbia fatte senza il consenso dei fratelli Graviano, senza essere addirittura mandato da loro. Ma non le ho intese in relazioni a uno scambio: arresto di Messina Denaro contro la liberazione dei fratelli Graviano", ha aggiunto Di Matteo24.
Il pm si è espresso anche per quanto riguarda la serenità con cui viveva: “Le indagini cominciano ora. Di fronte a certi comportamenti così apparentemente incauti l’alternativa è chiara: o Matteo Messina Denaro si sentiva tanto potente da essere certo che non lo avrebbero arrestato, o si è fatto arrestare non facendo nulla per nascondersi’’24.